Chi di noi non è mai stato tentato da un golosissimo dessert o non si è mai concesso un dolce peccato di gola?
Ai giorni nostri sono poche le persone che possono dire di non amare i dolci; sempre più persone invece desiderano sempre di più assaporare qualcosa di dolce nell’arco della giornata. In particolare al mattino è raro incontrare persone che fanno colazione con cibi salati e tendenzialmente la maggioranza ama iniziare la giornata con qualcosa di dolce.
Durante il giorno poi capita di concedersi un dessert dopo pranzo o dopo cena, oppure bere un caffè zuccherato anche più volte, ed infine capita tra un pasto e l’altro di gustare una caramella oppure un cioccolatino.
Sicuramente il concedersi un buon dessert può essere uno splendido momento di piacere più che comprensibile, ma l’abitudine di consumare più volte al giorno e tutti i giorni qualche cibo dolce è qualcosa di normale, di naturale per il nostro organismo?
Sin da piccoli ci siamo abituati al gusto dolce, che di solito amiamo più degli altri, perché il primo cibo che abbiamo mangiato, il latte materno, ha un gusto leggermente dolce. Da quel momento riceviamo un “imprinting” che ci condiziona e ci spinge ad amare questo gusto più degli altri. Per millenni però l’uomo non ha mai potuto consumare grandi quantità di zuccheri in quanto in natura, alle nostre latitudini, non esistono molti cibi ricchi di zuccheri semplici.
La fonte principale è sempre stata la frutta, ma questo cibo è disponibile solo in alcuni periodi dell’anno e comunque in quantità limitate prima che l’uomo riuscisse a coltivare piante da frutto; inoltre la frutta selvatica (mirtilli, lamponi, fragoline di bosco, more per esempio) tende ad essere agrodolce, con un quantitativo di zuccheri molto limitato.
Nei millenni, ma soprattutto negli ultimi secoli, l’uomo ha invece imparato a coltivare, anche in modo intensivo, la frutta ed ha selezionato varietà sempre più ricche di zuccheri.
Altra fonte di dolce naturale era ed è il miele, ma anche in questo caso per millenni l’uomo raramente poteva superare le difese delle api per approvvigionarsi di questo dolce nettare. Per secoli quindi l’essere umano, pur desiderando il gusto dolce, non è mai riuscito quotidianamente a consumare grandi quantità di zuccheri, durante tutto l’anno.
Negli ultimi secoli l’uomo ha però sviluppato tecniche per concentrare gli zuccheri di numerosi cibi, come per esempio il malto dai cereali, le melasse dalla rapa o dalla canna, le mostarde dall’uva o dalle mele, ma è solo nel ‘900 che questo processo ha avuto un’accelerazione enorme, anche grazie alle tecnologie industriali che hanno permesso di raffinare enormi quantità di zucchero ed addirittura di sintetizzare sostanze non presenti in natura ma dal gusto fortemente dolce, i cosiddetti dolcificanti sintetici (aspartame, saccarina, ecc.).
E’ interessante notare che nel secolo scorso la voglia di dolce è aumentata continuamente e ciò è anche testimoniato dai dati Istat sul consumo pro-capite annuo di zucchero; agli inizi del ‘900 infatti il consumo medio di ogni persona in un anno era all’incirca di 5-8 kg. Negli anni tale consumo è cresciuto sempre di più fino a raggiungere ai giorni nostri il valore di 28 kg, che equivalgono a circa 76 grammi al giorno.
Una ricerca europea del 2015, (Idefics) indica però che i bambini italiani tra i 2 e i 9 anni ne mangiano 87 grammi al giorno.
Tale valore inoltre non considera il consumo quotidiano dei molti altri dolcificanti esistenti in commercio, come il fruttosio, lo sciroppo di glucosio, miele.
Di fronte a questo rapido aumento è lecito chiedersi quale sia il fabbisogno quotidiano reale di zuccheri semplici, cioè quale sia la quantità massima di cui ha bisogno il nostro organismo, per poterla confrontare con le quantità quotidianamente consumate.
Attualmente i principali centri di ricerca scientifica sulla nutrizione come la Fao, l’Oms e anche la Fda americana, consigliano di assumere meno del 10% di tutte le calorie giornaliere sotto forma di zuccheri semplici aggiunti, che in media per un adulto maschio equivalgono a circa 200 Kcalorie, cioè a circa 50 grammi al giorno.
E’ interessante però notare che negli ultimi anni sono sempre più gli scienziati e nutrizionisti che ritengono tale valore troppo alto, anche in considerazione al fatto che sempre più ricerche scientifiche mostrano che il consumo eccessivo di zuccheri possa aumentare il rischio di contrarre diverse patologie.
L’American Heart Association (associazione cardiologi americana), nelle sue nuove linee guida del 2016, si spienge ancora oltre affermando che per la salute del sistema cardiocircolatorio e per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari bisognerebbe escludere completamente gli zuccheri aggiunti per i bambini dagli zero ai due anni. I bambini tra i 2 e i 18 anni invece dovrebbero limitarsi a mangiare o bere meno di sei cucchiaini di zuccheri aggiunti al giorno, ovvero 25 grammi, cioè cento calorie, un valore un po’ troppo lontano dagli 87 grammi consumati realmente dai bambini italiani.
Di fronte a questi dati ci si rende quindi conto che negli ultimi 50-100 anni ci siamo abituati a mangiare molti più zuccheri rispetto a quanto ha mai fatto l’umanità per millenni. Abbiamo sempre più voglia di dolce e siamo diventati dipendenti dai cibi dolci al punto che se non li assumiamo quotidianamente possiamo sentirci male.
Che cosa provoca tutta questa voglia di dolce?
Preso quindi atto che siamo sempre più attirati dai cibi dolci è lecito chiedersi perché? Qual è la causa, considerando che i nostri antenati non avevamo voglia in continuo di dolci ed ancora oggi i popoli indigeni ne consumano piccole quantità.
Innanzitutto dobbiamo cercare di conoscere il concetto di Glicemia.
La glicemia è il valore di zuccheri nel sangue che tende a salire e scendere moderatamente tra un pasto e l’altro in modo naturale: quando la glicemia è bassa ci fa venire voglia di mangiare in modo da introdurre nuovi carboidrati che vengono poi trasformati in zuccheri per fornire così energia alle nostre cellule.
Se però s consumano troppi zuccheri semplici la glicemia tende a salire troppo rapidamente, creando un picco, a cui segue dopo poco un crollo molto rapido che porta i suoi valori a livelli troppo bassi (l’ipoglicemia).
Essendo l’ipoglicemia una condizione rischiosa, in quanto non ci sono sufficienti zuccheri nel sangue per nutrire le cellule, il corpo reagisce scatenando un forte voglia verso cibi che tendono a rialzare la glicemia rapidamente (cioè ad alto indice glicemico) come in particolare i cibi dolci, ma anche le patatine, l’alcol, il caffè, i prodotti da forno raffinati.
Mangiare troppi zuccheri in un’unica volta fa quindi venire voglia di altro dolce dopo poco tempo, creando la voglia di smangiucchiare continuamente durante la giornata soprattutto snack e dolcetti; si crea cioè un circolo vizioso che crea dipendenza verso gli zuccheri.
Oltre a questa causa scientifica però esiste anche un’altra spiegazione che ci fa comprendere che esistono cibi NON dolci che però ci fanno venire sempre più voglia di dolci.
La Medicina Tradizionale Cinese ed in particolare la Macrobiotica Giapponese, che studiano l’effetto energetico di ogni alimento sul corpo, ci spiegano che esistono alcuni cibi che hanno un forte effetto “contraente” sull’organismo, cioè creano tensione ed irrigidimento.
Più il corpo è teso, stressato e rigido più desidera il gusto dolce, anche intenso, perché tale gusto rilassa!
Quante volte in una situazione difficile, dolorosa, di stress ci viene voglia di mangiare qualcosa di dolce.
Alimenti come il sale (soprattutto raffinato), affettati, formaggi stagionati, carni, uova, pesce e farine cotte al forno hanno un effetto fortemente “contraente” e dovrebbero quindi essere consumati in modo moderato, in piccole quantità. La vera causa alimentare della continua crescita della voglia di dolce è quindi legata al consumo eccessivo di questo gruppo di cibi troppo “contraenti” .
Come si può ridurre la voglia di dolce?
Innanzitutto è fondamentale ridurre i cibi fortemente “contraenti”, usandoli saltuariamente. Per fare questo si può iniziare a sostituire affettati, formaggi, carni e uova con il pesce a carne bianca, il pesce azzurro e soprattutto i legumi; in particolare questi ultimi aiutano moltissimo a riequilibrare i livelli di glicemia fuori controllo.
Al posto del sale raffinato, troppo ricco di sodio (sale minerale “contraente”) si può utilizzare quello integrale di Sicilia, ed inserire alcuni condimenti salati orientali come lo shoyu, il miso ed il gomasio che insaporiscono i piatti senza avere troppo sale.
Come primi sono da preferire i cereali integrali in quanto alzano molto meno la glicemia rispetto ai cereali raffinati; stesso cosa per le farine.
Sarebbe inoltre utile ridurre anche le farine cotte al forno (pane, pizza, focacce, ecc. ma anche biscotti, crostate, brioches ecc.) in quanto molto “contraenti”, consumando in alternativa del pane con farine integrali a lievitazione naturale.
Molto importante nel ridurre la voglia di dolce è l’utilizzo ad ogni pasto di verdure dolci (cipolle, porri, carote, zucca, cavoli, barbabietole, rape, ecc.) che è però opportuno cuocere a lungo, stufate, lessate nelle zuppe, al forno, ecc., in modo che siano morbide e abbiano un gusto dolce più pronunciato che sostituisce, pian piano, la voglia di altri dolci.
Infine come dessert sarebbe meglio sostituire i dessert classici e quelli da forno con dolci al cucchiaio con dolcificanti naturali quali il malto; inoltre sarebbe molto utile consumare giornalmente della frutta cotta, in particolare mele, per soddisfare la voglia di dolce in modo più naturale.
Il processo per ridurre la dipendenza dai cibi dolci richiede un po’ di tempo di solito qualche mese o 1 anno, ma già dopo poche settimane si possono notare i primi miglioramenti.
Non abbiate dunque fretta e tenete a bada l’impazienza di vedere grandi risultati; si tratta di un cammino da fare passo a passo, senza fretta, come camminare in montagna per raggiungere la vetta.
Vi lascio infine con un rimedio utile per accelerare il rilassamento dell’organismo e ridurre così la voglia di dolce.
E’ un decotto da bere caldo 1 volta al giorno, tutti i giorni per almeno 1 mese e mezzo, poi berlo per 3 giorni a settimana per un altro mese.
Buona trasformazione!
Brodo di verdure dolci
½ tazza di carote, ½ tazza di cipolle, ½ tazza di zucca ½ tazza di cavolo cappuccio o cavolo verza 4 tazze di acqua. q.b. di malto d’orzo (facoltativo)
Tagliare le verdure a pezzi medi (2 cm. Circa) Usare il doppio di volumi d'acqua per rapporto a tutte le verdure messe insieme. Portare a bollore l'acqua e aggiungere tutte le verdure, quando torna a bollore abbassare la fiamma e coprire la pentola. Far bollire 20 a 30 minuti senza sale. Filtrare il tutto e tenere il liquido - questo è il decotto, che può essere conservato in frigo per 3-4 giorni. Le verdure si possono utilizzare in una zuppa o passato di verdure. Tipicamente si beve caldo, una o due tazze al giorno, lontano dai pasti per almeno un mese, ma anche fino a due mesi. Se gradito si può aggiungere un poco di malto d’orzo per aumentare l’effetto rilassante.